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- Scritto da Luiggi Pariggi
- Categoria: Costume e Società
Mercoledì 13 gennaio sulla stampa cittadina viene presentata l’ultima proposta del Sindaco Bucci al riguardo del trasporto pubblico urbano: via i biglietti sostituiti da una sorta di imposta legata al reddito.
L’iniziativa riporta in primo piano un tema centrale per una città che voglia trovare una seria via gestionale alla mobilità urbana del terzo millennio.
Qual è il senso del trasporto pubblico contemporaneo?
Serve per agevolare gli spostamenti di necessità: lavoro, salute, urgenze, questioni inderogabili o per favorire una generica mobilità urbana: svago, diletto, passatempo?
In tutte le metropoli del mondo occidentale il trasporto pubblico risponde alla prima esigenza. Prendi l’autobus o la metro per ragioni di necessità e, siccome farai andata ritorno una o due volte al giorno al massimo, i biglietti costano relativamente cari e sono legati alla singola percorrenza e non al tempo.
Da questo approccio deriva un’impostazione più ampia che vuole una gran parte del costo del servizio a carico di chi lo adopera. Più adoperi, più paghi.
A Genova viceversa il trasporto pubblico è sempre stato inteso come un servizio generico; prendi l’autobus o la metro quante volte vuoi, per i motivi più disparati e paghi questo servizio meno che puoi.
Qualcuno pagherà, senz'altro. Verosimilmente uno che non lo adopera granché.
Di questa impostazione economicamente e culturalmente disastrosa la proposta formulata dal Sindaco Bucci, probabilmente in modo involontario, comunque suona da manifesto.
Via i biglietti, così di conseguenza regolarizziamo i «portoghesi» di professione e spalmiamo tutti i costi sul contribuente il quale, dopo aver comprato il mezzo, pagato il carburante, stipendiato il personale adesso si fa pure carico dell’Altrui biglietto.
Dove Altrui non è altro che il professionista del bisogno. Cioè colui che, per una ragione o per l’altra, effettiva povertà o infedeltà tributaria coltivate, non sostiene in solido la cosa pubblica e, nell’ipotetico futuro immaginato dal Sindaco di Genova, viaggerà gratis senza limite di tempo alcuno. Un problema questo ultimo mai davvero pensato, né a Genova né in Italia, ma che nella crisi in corso deve trovare una soluzione rispettosa del ruolo del contribuente. Per cui se il Sindaco Bucci, come spesso afferma, vuole rifarsi all’eredità della Genova dei secoli scorsi dovrebbe almeno recuperarne quello spirito di «società per azioni» che la informava. Laddove tutti trovavano un utile.
Tutti quelli che ci mettevano qualcosa.
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- Scritto da Dr. A. C.
- Categoria: Costume e Società
Tutto comincia con la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Durante il conflitto il territorio di Trieste era stato annesso al terzo Reich e pesantemente bombardato; successivamente aveva subito una breve ma sanguinosa occupazione titina. Al termine della guerra versava in condizioni economiche e sociali disastrose.
Nel’47, col trattato di pace, venne creato il Territorio libero di Trieste, diviso in due zone: la A (l’attuale provincia di Trieste) sotto controllo anglo americano ; la B (l’attuale Istria slovena) sotto controllo jugoslavo.
Dal ’45 al ’54 l’economia della zona A fu drogata dalla presenza dei soldati alleati, che avevano una grande quantità di denaro da spendere.
Quando la zona A tornò all’Italia la situazione era drammatica. L’unica azienda di grandi dimensioni era la Ferriera di Servola. C’era anche la sede delle Generali, ma con un impatto di rilievo limitato.
Negli anni successivi al ritorno all’Italia il governo centrale varò diverse leggi “per Trieste” per ridare fiato all’economia. Nel 1966 venne assegnata a Trieste la sede della Direzione generale di Italcantieri (oggi Fincantieri; rimane a Genova la divisione “militare”) e nel ’70 Trieste divenne capoluogo della Regione Friuli Venezia Giulia, che dopo poco fu riconosciuta “a statuto speciale”.
La convergenza delle agevolazioni concesse con le varie leggi e la capacità degli amministratori locali di sfruttare le occasioni propizie consentirono di installare a Trieste i centri di ricerca che ancora oggi caratterizzano la città e tutta la provincia.
La presenza di tanti centri di ricerca diede slancio all’Università, in particolare per la facoltà di Fisica. Il corpo accademico fu abile nell’utilizzare la vivacità del proprio ateneo e le agevolazioni concesse per convincere l’UNESCO a creare nel 1964 l' ICTP (International Centre for Theoretical Physics) ed oggi intestato al suo fondatore Abdus Salam. Su quella scia l’UNESCO ha istituito, sempre a Trieste, l'ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology).
La presenza di quel raggruppamento di strutture ad altissimo contenuto di conoscenza ha portato ad una naturale conseguenza, la costituzione di un’altra importante istituzione : la SISSA (Scuola internazionale superiore di studi avanzati).
Venne realizzata nel 1978 come istituto di ricerca e di perfezionamento post-laurea a statuto speciale; ideatore e suo primo direttore fu Paolo Budinich, il quale convinse il governo dell'epoca a includere negli interventi di ricostruzione del post-terremoto in Friuli, la creazione di una scuola su modello della Scuola normale superiore di Pisa. Egli fece così confluire nella SISSA la Scuola di perfezionamento in fisica (advanced school of physics), operativa presso il centro di Miramare dal 1964. La scuola ottenne nel 1987 l'equipollenza fra il titolo di PhD ed il titolo di dottore di ricerca, nel frattempo istituito.
Venne costruito a Trieste, anziché a Frascati, il sincrotrone italiano ELETTRA (cui si è aggiunto l’acceleratore a Laser Fermi) sia per la presenza di un contesto professionale ricchissimo di competenze e talenti, sia perché l’altipiano carsico, per la sua conformazione spugnosa risulta essere una delle zone d’Italia a più basso rischio sismico.
La straordinaria concentrazione di centri di ricerca ha fatto sì che Trieste e provincia abbiano il rapporto tra pubblicazioni scientifiche e numero di abitanti più alto al mondo.
Le ragioni di base di questo successo sono: agevolazioni economiche iniziali; presenza di una eccellente università e di un livello di cultura diffuso sensibilmente più alto della media italiana, amministrazioni locali attente e con un tasso di disonestà molto sotto l’uso nazionale. È evidente che da questo è partito un movimento virtuoso che ha consentito a Trieste di attirare talenti e finanziamenti. Va anche detto che Trieste è città molto accogliente e, nonostante una dimensione relativamente piccola, offre molto dal punto di vista culturale, sportivo e del bon vivre.
La caduta della cortina di ferro, che passava a pochi chilometri dal mare, ha rimesso Trieste al centro dell’Europa e dall’Europa centrale e orientale vengono a Trieste non solo turisti ma anche studenti universitari e ricercatori, che ritrovano anche le atmosfere mitteleuropee di casa loro. E ancora una volta, in chiusura, devo citare il buon livello degli amministratori locali che hanno saputo giocare bene le carte della ricerca.
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- Scritto da Asclepio
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... allora cosa mai sarà?
Forse è dovuto agli ingredienti che non si amalgamano?
Forse è il cuoco "così così" che ha fatto da caposcuola?
Fatto sta che pare inverosimile trovare nel ristorante italiano un piatto simile a quello proposto a San Marino da Roberto Ciavatta, Segretario di Stato per la Sanità e la Sicurezza Sociale, la Previdenza e gli Affari Sociali, gli Affari Politici, le Pari Opportunità e l'Innovazione Tecnologica.
Nel caso in oggetto quel Segretario di Stato ha il suo omologo italiano in Roberto Speranza, ministro della Salute.
Pur esercitando il massimo della fantasia mi pare impossibile immaginar di sentire analoga proposta dal ministro italiano. Non credo dipenda dall'essere membro di "Articolo Uno" perchè suppongo non lo direbbe neppure un ministro della salute "cattivissimo" come ... Va be' , fate Voi .
Ipotizzo, piuttosto, dipenda dall'etica che ispira il modo di vita italiano.
Modo germogliato dall'humus di una prassi sedimentata che ha come cartina al tornasole atteggiamenti, episodi ed eventi che ne costellano il percorso maturativo.
Però si può sempre esser pieni di fiducia; tutto cambierà quando gli italiani introietteranno l'indissolubile rapporto tra comportamenti e conseguenze.
Quando?
Piero Angela ha detto "L’Italia è un paese morto, non ci sono punizioni per chi sbaglia, non ci sono premi per chi merita.".
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- Scritto da Ponzio Pilato
- Categoria: Costume e Società
La legge è legge e bisogna farla rispettare. Chi sgarra deve pagare ed IO, che sono stato prefetto di Giudea, me ne capisco perchè era mio compito mantenere l’ordine nella provincia ed amministrarla giuridicamente ed economicamente.
Così ho letto con interesse l'articolo de Mediolanenses Collegis e del processo in corso ai vertici dell'ENI per presunte tangenti spese in Nigeria.
Miei cari Ligures et Genuenses ignoro se i vertici dell'Ente Nazionale Idrocarburi abbiano intascato indebitamente dei soldi -per cui devono essere indagati- e vi chiedo se nella Vostra Res Publica i Supremi Sindacatori avrebbero assunto analoga iniziativa contro coloro che avessero approvvigionato la Città ed i Territori di quanto necessario pur ricorrendo a mezzi idonei a sensibilizzare il possibile venditore.
Conoscendo le Vostre antiche tradizioni commerciali sono disposto a credere di no: i Supremi Sindacatori non si sarebbero curati di eventi accessori.
Noto, però, che gli odierni genovesi hanno assunto un comportamento diverso. Infatti due imprenditori genovesi sono stati condannati per aver pagato tangenti a ministri e funzionari del Niger al fine di ottenere appalti e concessioni. Anche in questa vicenda ignoro se ci siano stati illegalità fiscali. Ma nel caso non ce ne fossero state cui prodest questo costume inquisitorio?
Comunque sia, ed in attesa di tempi migliori, nella Regio IX-Ligurum tellus maneo optime tra 'n bagnon, 'na slèrfa de fugàssa e ’n gòttin de giànco
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- Scritto da M. Spinola
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Sabato 27 giugno 2020 ore 12. Loris Maieron, sindaco di Busalla, informa la cittadinanza che nel Comune si sono registrati 12 casi di positività al Coronavirus. Uno come ricovero ospedaliero, gli altri in osservazione al domicilio. Nel pomeriggio dello stesso giorno la Regione Liguria informa che sul territorio regionale si sono registrati 5 casi di positività.
Può essere che i dati forniti dal sindaco Maieron fossero riferiti ad una casistica già nota da qualche giorno e quindi fossero già stati inseriti nei conteggi ufficiali, ovvero, che in attesa delle conferme di rito fossero come sospesi per poi essere registrati il giorno successivo all'ufficializzazione.
Eppure se si guardano i dati relativi alla Liguria per il periodo 22-28 giugno i 12 di Busalla semplicemente non esistono.
Il 25 giugno, è vero, vengono registrati 14 nuovi contagi ma sono ascritti ad una residenza per anziani della città di Genova. Il 22 giugno i contagi dichiarati sono 8, il 23 sono 4, il 24 solo 1, il 25 - come detto- 14, il 26 ne vengono comunicati 4, il 27 arrivano a 5 ed il 28 ammontano a 4. Dunque dove sono finiti i 12 casi denunciati da Maieron? Ci sono solo tre possibilità.
Sono stati dimenticati da qualche parte.
Sono stati spalmati su più giorni. Se sì, perché?
Oppure i dati vengono ufficialmente conteggiati in tempi e modi diversi rispetto a quanto dichiarato di volta in volta a livello di comunità.
Naturalmente tutto può essere. Tuttavia, per maggiore chiarezza e rispetto verso l'opinione pubblica, sarebbe davvero utile conoscere i meccanismi di calcolo adottati a livello regionale ed i singoli dati divisi per Comune. Invece, come notato da Luca Ricolfi, anche a livello nazionale la faccenda è un po' confusa; i dati dei Comuni non sono disponibili e la comprensione dei rimanenti non è proprio di tutta evidenza.
Non sarà molto importante però, accanto ai dubbi di Ricolfi sulla gestione dell'epidemia a livello nazionale, restano i miei di dubbi su questo strano caso ligure di fronte al Covid 19.