La terra di nessuno

Nelle scorse ore si è svolto un dibattito, senza esclusione di colpi, attorno all'ipotesi di un indulto che ha visto scendere in campo oltre alle varie forze politiche anche il Presidente della Repubblica.
E' stato proprio quest'ultimo ad usare i toni più forti quando ha accusato il M5S - fin lì accanitamente contrario all'operazione giudicata come un espediente per salvare Berlusconi dai suoi guai giudiziari - di fregarsene degli italiani.
Subito gli hanno fatto eco diversi esponenti della maggioranza di governo che hanno buttato sul piatto della bilancia l'intero repertorio della teoria critica verso la condizione dei reclusi nelle carceri italiane: sovraffollamento, scarsa pericolosità sociale di alcune categorie di reato,insufficiente capacità rieducativa dell'istituto carcerario.

Stabilito che è inaccettabile un sistema carcerario che non ha nessun riguardo della dignità umana, a cominciare dal fatto che obblighi le persone ivi confinate ad un sovraffollamento fuori da ogni misura, resta da rispondere a due domande.
E' possibile ovviare alle condizioni disumane di un sistema carcerario senza per questo scaricare una volta di più sulle vittime dei reati i costi fisici, morali e materiali di una inefficienza che prima di ogni altra cosa è politica?
E' giusto amnistiare migliaia di persone la maggioranza delle quali scientemente ha infranto la Legge?

La risposta alla prima domanda è sì! Basta costruire nuove e moderne carceri. Se per assurdo una società ha un milione di delinquenti non è che, dato il numero elevato, le sue istituzioni possono ovviare alla necessaria repressione e condanna. Se una società ha un milione di condannati costruisce un milione di celle.
Quella di costruire nuove carceri per rispondere al crescente numero di reati è per esempio la proposta del Ministro degli Interni francese. Proposta che ha visto l'opposizione di parte del locale Governo più orientato verso forme di prescrizione.
Eppure l'esperienza mostra che rapidamente gran parte dei soggetti “amnistiati” rientra in carcere per gli stessi reati per i quali già vi era detenuta.
Il che porta a ritenere che la risposta alla seconda domanda è no!
No, proprio perché molti reiterano i loro comportamenti delittuosi ed a poco vale dire che quei delitti non siano poi così gravi.
Per chi ne rimane vittima ogni atto lesivo della propria dignità, dei propri beni, è un atto ingiusto ed inaccettabile. Se così non fosse allora perché prevedere una norma di Legge che lo reprime?

Difatti alcuni fra i sostenitori della pratica dell'indulto ravvisano la necessità di depenalizzare alcune tipologie di reato. La depenalizzazione è davvero un processo desiderabile? Fino a che punto i suoi sostenitori contano sul fatto che una volta depenalizzato, il reato non sia commesso da un numero maggiore di persone?
La risposta non c'è. 

Quello che si può dire è che non è questo il modo migliore di interessarsi dei problemi degli italiani. Molti avranno notato come l'attuale Governo cerchi di rimanere in piedi in ogni modo, per la paura che hanno delle elezioni i partiti che lo sostengono. Resistono nella speranza di recuperare la fiducia di quella parte di elettorato che si è indirizzato verso il M5S o si è astenuto.
Non sembrano rendersi conto che è stata proprio la ritirata della responsabilità civica dello Stato da molte sfere della vita sociale ad isolare nella terra di nessuno quasi il 50% dell'elettorato. Ed è il motivo per cui tanti fra questi non intendono tornare indietro, mentre altri non possono evitare di pensare a dove li porterà il cammino intrapreso.
Per questo non è importante quanti siano oggi quelli in attesa nella terra di nessuno, perché oltre a quello del loro ritorno all'uguale c'è sempre la possibilità che molti fra gli altri siano disposti a seguirli.

Specie se le cose andranno come sembra ed al momento delle elezioni gli interessati si ricorderanno di chi ha messo in libertà quelli che li hanno derubati per strada.

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