Chi ben incomincia è a metà dell’opera.

Bravo Presidente Renzi Matteo!
Lei sì che è un politico diverso da quelli precedenti.

Se non ricordo male Ella aveva dichiarato che da Sindaco aveva sempre abbassato le tasse.
Forse avrò letto male ma su "ilsole24ore.com" c’è scritto che “Arriva la super-Tasi”.

Bravissimo, perfettamente coerente con quanto aveva affermato sulle tasse … infatti non è più Sindaco e le tasse le aumenta.
E poi che dire del Suo modo di interpretare la politica?
I vecchi marpioni della politica usavano “comprare” il consenso concedendo bonus ed esenzioni.
Con Lei al Governo della Repubblica italiana invece no, oppure sì?
“ … abbiamo stabilito che l'incremento deliberato dovrà andare per la totale detrazione della tassa”.
Ma bravo, Lei rappresenta davvero il nuovo che ( ci ) avanza.
Caro Presidente, continui così. In perfetto italico stile.


Genovesi e Liguri rassegnatevi perchè nonostante i roboanti proclami  la musica non cambia nella commedia italiana.
Genovesi e Liguri i nuovi politicanti italiani usano strumenti moderni ma continuano a navigare sulla rotta di quelli vecchi
Genovesi e Liguri se non ci diamo da fare quella rotta ci porterà sugli scogli
Genovesi e Liguri riflettete sul comandante di turno, pare nuovo ma l'accademia è sempre quella italica
Genovesi e Liguri ci conviene cambiare rotta, l'accademia a cui formare il nostro Comandante deve ispirarsi alle nostra Cultura, ai Valori del Lavoro,  all'abitudine di non piangersi addosso

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Buon S. Valentino

S. Valentino.
Un nome da favola per un promemoria da incubo.

Questo è stato il destino della giornata dedicata al Santo sinonimo della felicità e della purezza visto che è stato incaricato di proteggere i più felici fra i felici, i più puri fra i puri: gli innamorati.
Un nome per tutti da favola, però associato universalmente ad un tragico fatto di sangue accaduto negli U.S.A. quasi 100 anni fa.
Da lì uno strano destino. Un destino beffardo che sotto forma di vulgata popolare attribuisce alla giornata un discreto potenziale iettatorio. Potenziale iettatorio, quello del Santo, che sembra inseguirlo da un'epoca ad un'altra, da un continente all'altro, da un paese ad un altro.
Difatti, ogni anno in occasione di S. Valentino in qualche parte del mondo succede qualcosa che rovina la festa agli abitanti di quella porzione di globo.

Quest'anno è toccato in sorte agli italici devoti avere rovinata la festa.
Il Presidente del Consiglio Enrico Letta si è dimesso ed al suo posto si è avanzata la candidatura di Matteo Renzi. Con ciò non si vuole dire che il Presidente Letta fosse amatissimo, si vuole dire che l'arrivo di Renzi verosimilmente segna la fine di ogni possibilità di recupero del Bel Paese.

Rincresce ripetersi ma anche questa volta devo ricordare all'eventuale lettore che l'avevamo detto.
L'avevamo detto due mesi fa che nella sostanza Renzi era portatore di istanze rivolte a mantenere le cose esattamente come sono già. Dunque, che la sua possibile ascesa al Governo naturalmente sarebbe stata fallimentare per lui e per il Paese.
L'avevamo detto.
Su una cosa sola ci eravamo sbagliati. Sulla cronologia degli eventi.
Stimavamo che Renzi avrebbe giocato la sua carta alla fine del 2014, inizi 2015. Invece ha smentito tutti ed ha affrettato i tempi.
C'è da chiedersi, perché? Per mettersi al riparo da due rischi. Entrambi di natura elettorale.
Primo, non rimanere personalmente coinvolto nella sconfitta che il PD avrà alle prossime europee. Sconfitta che probabilmente avrà il volto raggiante del M5S se questi, come pare, faranno il pieno dei voti facendo leva sullo scontento legato all'Euro e sullo storico sentimento anti-tedesco degli italiani. Ma che per Renzi rimarrebbe ugualmente grave se il Pd, pur contenendo la crescita del M5S, prendesse anche solo un voto in meno della volta precedente. Una parte del suo Partito lo incolperebbe certamente, magari al solo scopo di minarne la preminenza interna.
Secondo, evitare la sempre più probabile sconfitta alle elezioni politiche. Proiettato, da un non disinteressato battage giornalistico, sul gradino più alto del podio di ogni futura possibile competizione di politica interna, ogni giorno che passa Renzi, e con lui il PD, stanno scoprendo che l'esito effettivo potrebbe essere molto diverso. Nei sondaggi, da primi sono già scalati di un posto preceduti dal blocco berlusconiano. I contro-sondaggi che danno il PD comunque vincente secondo le norme del ballottaggio sono del tutto immaginifici. Non fosse altro perché non c'è ancora una Legge elettorale che preveda i ballottaggi.
Sempre che non siano veri dati di fonte incerta circolanti a Londra i quali riportano di un M5S vicino al 40%, di una Forza Italia appena al di sotto e di un PD staccatissimo.
Poi, che l’aspirazione di Matteo Renzi di salvare con sé stesso anche il PD ed il suo blocco di potere, puntando alla guida di un Governo destinato a durare fino al termine naturale della Legislatura, trovi buone basi nell'aspirazione di molti fra i Parlamentari a conservare il più possibile un posto che sanno non rioccuperanno mai più è un dettagliuo.
È un dettaglio che curiosamente sarebbe caro a molti fra i devoti di S. Valentino.
Dice: Ogni lasciata/o è persa/o.

Buon S. Valentino

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Grillo non ha vinto

Beppe Grillo non ha vinto. Non ha vinto a Genova domenica 1 dicembre.
Non perché in Piazza della Vittoria per il terzo “VDay” c'erano 40-50.000 persone anziché le attese e desiderate 100.000. Sia chiaro, oggi come oggi nessun partito, nessun politico, è in grado di portare in piazza non dico 40.000, ma neppure 4.000 persone.
Grillo non ha fallito per questo.
Non ha vinto perché sulla pedana genovese, dello strepitoso dominatore della campagna elettorale di sette mesi fa che in meno di tre giorni aveva fulminato tutti i suoi avversari, non si è visto molto. Si è visto un uomo di forte personalità, capace di sedurre il pubblico, il quale potrebbe ancora sorprendere tutti, ma il campione dal colpo proibito, quello del K.O., pronto ad annientare con un colpo solo tutti i suoi rivali questa volta non è riuscito ad imporsi prima del limite. Ha vinto sì, ma faticosamente ed ai punti.

E nella sua vittoria ha cominciato ad esserci più di qualche zona d'ombra. Ho l'impressione che piano piano la sua azione si stia sfaldando.
Due i momenti che lo hanno esaltato. L'attacco al Presidente della Repubblica e all'Euro.

Il primo, al di là dei fatti di dettaglio citati da Grillo, è importante perché si configura come un attacco diretto al cuore del sistema politico-istituzionale italiano. Un cuore che non appare saldissimo giacché, complici gli ultimi avvenimenti di primavera, il ruolo e la figura del Presidente della Repubblica hanno ormai assunto un peso che di fatto è diverso da quello tradizionalmente assegnato.
Probabilmente facendo di necessità virtù il Presidente Napolitano si è caricato sulle spalle il peso di guidare il Paese, ma ciò facendo ha indebolito la vitalità ed il vigore del Governo, del Parlamento e dei Partiti, offrendo così il fianco del sistema politico-istituzionale agli attacchi di tutti coloro che lo aggrediscono con la motivazione di un richiamo al valore ideale della Costituzione.
In conformità con le zone d'ombra di cui sopra anche l'idea “grillina” dei valori costituzionali è altalenante. Sono imprescindibili quando ci sono di mezzo i Partiti, sono trascurabili quando c'è di mezzo l'Euro.

Sull'Euro Grillo ha proposto un referendum, cosa che -appunto costituzionalmente parlando- è una sciocchezza  in quanto la Costituzione vigente non consente di sottoporre a referendum un tema come quello del mantenimento dell'Euro. Naturalmente non si può negare che proprio l'”euroscetticismo” sarà uno dei grandi vettori che probabilmente faranno del M5S il primo partito alle prossime elezioni europee.
Alla sfiducia nella moneta si uniranno la tradizionale distanza che separa l'italico elettore dalla nozione e dal concetto di Parlamento Europeo ed il fastidio crescente verso paesi come la Germania mai considerati veramente “amici”.

Tuttavia mi sento di scommettere che l'eventuale vittoria europea non sarà il trampolino di lancio per la conquista del Parlamento italiano.
Per tre motivi, tutti emersi a Genova.
Non ci sono idee.
C'è una certa separatezza fra Grillo e gli eletti nel M5S. C'è una grande distanza fra gli eletti nel e gli elettori del M5S. L'unica e sola idea enunciata da Grillo è stata: “mandiamoli tutti casa”. Troppo facile e troppo poco.
Come troppo poco per colmare il vuoto si è dimostrato l'intervento dell'antico Dario Fo ed il timido tentativo, subito rientrato, di accomunarsi alle recenti “cinque giornate” dei tramvieri genovesi. Se non hai idee quando essendo all'opposizione avresti il tutto tempo e l'interesse per fare un paziente lavoro di preparazione, vuol dire che non ne avrai più.

C'è una certa separatezza fra il “Guru” ed i suoi inaddietro discepoli.
Gran parte degli eletti ha smesso di guardarlo con complicità. Alcuni cominciano a vivere come un peso il debito di visibilità verso di lui. Altri stanno valutando la convenienza di fare da soli. E' un momento di difficoltà classica dei movimenti affermatisi improvvisamente, ma nella particolarissima situazione del M5S, con il Capo fuori dal Movimento, è difficile che non riservi sorprese.
Infine c'è una grande distanza fra ciò che dicono gli eletti e ciò che pensa una gran parte dell'elettorato del M5S. Gli eletti, sui singoli temi, parlano come persone di “sinistra”. Gran parte degli elettori, sui singoli temi, esprimono opinioni definibili di “centro destra”.
Su immigrazione, sicurezza, fiscalità, burocrazia, economia - checché ne dica certa stampa, più che alla verità dei fatti, interessata a mostrare il M5S come il futuro partito vincente di sinistra - la distanza fra le due categorie, eletti ed elettori, è enorme. Quando i secondi si accorgeranno che i primi hanno idea di fare tutto il contrario di quello per cui sono stati votati la simbiosi finirà aprendo scenari imprevedibili

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Camomilla Bonomelli

… la tranquillità dei nervi distesi.
Se non ricordo male era questo lo slogan pubblicitario di un bel po’ di anni fa.

Consiglio un buon infuso di camomilla al signor ministro degli interni Dr. Avv. Alfano Angelino perché mi pare un po’ nervoso.
Infatti ha avvertito i manifestanti dei “Forconi” che «non sarà consentito che le città vengano messe a ferro e a fuoco».

Come mai una dichiarazione così allarmistica?
Ha informazioni su una ipotetica degenerazione del movimento dei “Forconi”?
Oppure soffia sul fuoco per spaventare la gente e far ingoiare ulteriori salassi governativi in cambio di una fittizia tranquillità sociale?
Altrimenti ha voluto mandare un messaggio a qualcuno? A chi? Perchè?

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Il condizionale…

... è fondamentale.
Rima baciata, direte cari lettori. Sì, certo. Ma non solo.

Brevissima nota sintattica-governativa.
corriere.it/ riporta alcune considerazioni di Saccomanni Fabrizio attuale ministro dell’Economia.

Il nostro eroe ha un incipit di granitica certezza «Ma quale bocciatura!» dice a proposito del giudizio preliminare della commissione Ue sulla legge di Stabilità.
Dopo di che affiora qualche certezza meno granitica, anzi argillosa : «L’operazione complessiva potrebbe ambire a un valore tra l’1 e il 2 per cento del Prodotto interno lordo ...».

Già di per sé  ambire   significa : desiderare ardentemente , aspirare a qualcosa.
Quindi niente di certo.
Se ci aggiungiamo  potrebbe  il tutto diventa il condizionale dell’incertezza.
Bene! Bravo!

E proseguendo sulle ali della speranza il buon Fabrizio ci fa sapere che «...Il colpo d’ala lo tentiamo».
Uaàuuuu … Affermazione rassicurante.

Il ministro e banchiere tenta, ci prova.
Magari potrebbe andargli anche di fortuna.
E già che tenta perché non gioca al SuperEnalotto? Magari azzecca un 5+1.

Egregio signor Ministro, Le suggeriamo di completare l’intestazione della Sua carta intestata ministeriale con l’aggiunta “Io speriamo che me la cavo”.
Sia il libro che il film avevano ottenuto un successo, chissà che non ottenga un successo anche Lei?

Genovesi e Liguri osservate che individui ci governano
Genovesi e Liguri non potremo meravigliarci quando questi ci avranno portato sugli scogli
Genovesi e Liguri dobbiamo contare solo sul nostro modo di fare, sul rispetto del denaro, sul rispetto del dare/avere per non andare in fallimento
Genovesi e Liguri dobbiamo liberarci del modo italiano di gestire i soldi che ci prelevano dalle tasche
Genovesi e Liguri dobbiamo cambiare questo stato

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