Qui una raccolta di articoli sul mondo del lavoro nella nostra Terra.
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- Scritto da Pierluigi Patri
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Ridere per modo di dire visto la rapidità dimostrata dallo Stato italiano nel finanziare opere importanti per la nostra Terra; opere di cui è stato recentemente trattato in questo sito.
È ovvio che speri di essere smentito platealmente.
La rubrica “transport” riferisce della pubblicazione del bando per l’affidamento della progettazione di fattibilità tecnica ed economica della nuova diga foranea del Porto di Genova.
Si tratta di “ Un appalto del valore di oltre 13,5 milioni di euro grazie al quale saranno progettate opere per circa 800 milioni di euro …” che verrà gestito da Invitalia.
Credo non sia necessario essere esperti in trasporti -non lo sono neppure io- per capire l’importanza di avere fondali che consentano l’attracco a navi da 22.000 TEU.
Stiamo a vedere quanto tempo ci vorrà per ottenere il finanziamento della diga.
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- Scritto da Pierluigi Patri
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La rubrica “transport” di Telenord riporta quanto segue
“Mercitalia Fast è il primo servizio al mondo di trasporto ferroviario ad alta velocità dedicato alle merci. Inizia così una nuova era per il business delle merci del Gruppo FS Italiane.”
“Da mercoledì 7 novembre, il nuovo servizio all freight gestito dal Polo Mercitalia (Gruppo FS Italiane) collegherà – utilizzando la rete Alta Velocità/Alta Capacità italiana – ogni giorno (dal lunedì al venerdì), in 3 ore e 30 minuti, il Terminal Mercitalia di Maddaloni-Marcianise (Caserta), la naturale porta d’accesso logistica al Sud del Paese, con l’Interporto di Bologna, uno dei più importanti hub logistici del Nord Italia.”
Del Terzo Valico dei Giovi per il trasporto AV/AC ferroviario si è iniziato a parlarne agli inizi degli anni '90 e con quello che i Porti della Liguria rendono alla Repubblica italiana noi siamo ancora qui ad aspettare i finanziamenti dei vari i lotti !
Continuando così finiremo -come si dice a Genova- pe fase mangiâ o belin da-e mosche gianche (traduzione: per farci mangiare il pene dalle mosche bianche).
Come primo passo dobbiamo arrivare a trattenere nelle casse della Liguria una cospicua parte delle entrate fiscali che l’Italia incassa per il lavoro dei nostri Porti
L'Associazione Repubblica di Genova lo sostiene da vent'anni, è il caso che i genovesi ed i liguri si sveglino !
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- Scritto da Montaguy Spinola
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Caso ILVA. Sei anni per arrivare ad una svolta.
Sei anni nei quali, almeno a Genova, si è persa un'occasione; quella di immaginare un futuro diverso dal presente e dal recente passato.
Se, dal punto di vista pratico, Regione e Comune di Genova poco potevano incidere -stante la rilevanza della posta in palio- il loro atteggiamento e quello della società ligure si è rivelato abbastanza miope. Potevano almeno confrontarsi con il problema di definire una soglia critica per ritrovare linee di sviluppo forti sul versante della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica. A tale proposito gli esempi non mancano.
Già nel 1982[1] c'era chi aveva immaginato un futuro diverso da quello dei settori manifatturieri tradizionali. E a ben guardare non poteva essere diversamente. Era la logica stessa delle cose a portare in primo piano la necessità di procedere a mutamenti profondi nell'economia. Adesso ancora di più.
Allora perché non rendere più approfondito il dibattito sul futuro delle aree attualmente destinate alla siderurgia? Un comparto che, nonostante l'accordo, non ha risolto i dubbi che riguardano le sue reali funzioni e le sue prospettive.
Le rivoluzioni tecniche, economiche e sociali che stanno affermandosi ed in gran parte si sono già affermate si distinguono infatti per offrire un insieme di strutture di conoscenza informatiche, tecnologiche, di comunicazione, oltre che culturali riassumibili in un'idea di futuro nel quale i vincoli di spazio, tempo e distanza sono addirittura all'opposto rispetto a quelli dell'industrializzazione novecentesca[2]. Non più enormi spazi per grandi agglomerati produttivi dove si impiegano, proporzionalmente, pochi addetti a media o bassa qualifica. Ma spazi ridotti ove concentrare centri di ricerca, centri direzionali produttori di conoscenza e gestori della sua diffusione con un numero rilevante di occupati con qualifiche ai più alti livelli. È su questo piano che oggi si misura la capacità di un sistema, e delle sue aree territoriali, di proporsi quale centro produttore o meno.
Non è una novità. Neppure per Genova.
Già nell'anno 2004 in conclusione dell'esperienza di “Genova capitale europea della cultura” l'Arte, con la sua consueta capacità di indicare implicitamente ed esplicitamente un tracciato per l'avvenire, di fronte alla domanda "Quale futuro per Genova?" aveva dato la sua precisa risposta.
Scegliere se riprendere la sua vocazione storica di capitale con capacità direzionali per ritagliarsi un ruolo accanto alle città “globali” dell'Europa, oppure rimanere ancorata al suo recente passato di città-fabbrica con molti quartieri degradati al rango di periferie industriali per abitanti limitati nelle loro scelte di vita dalla carenza di potenzialità.
Nessun equilibrio era possibile fra le due possibilità; o l'una, selettiva ed altamente differenziata, o l'altra, mediocre e trascurabile.
Sotto questa luce si capisce come il non aver approfittato della questione “ILVA-ArcelorMittal” per interrogarsi più compiutamente del futuro di Genova e della Liguria sia sta un'occasione persa. Certo, le Amministrazioni attualmente in carica, tanto per la Regione quanto per il Comune, non potevano andare oltre questo.
Il caso “ILVA” ha radici ben più profonde che, intanto, pescano nel Novecento mussoliniano quando si decise di destinare il ponente cittadino ad una “vocazione”[3] industriale ed il levante ad una residenziale.
Principi consolidati nel Dopoguerra e mai smentiti. Neppure quando probabilmente ce n'era l'occasione. Sicuramente negli anni '80, al momento della cessione della siderurgia di Stato all'imprenditore Riva, e forse ancora nell'occasione degli accordi di programma sulla riconversione industriale di quelle aree stipulati nel novembre del 1999, e relative modifiche del ottobre 2005, da Regione Liguria, Provincia di Genova e Comune di Genova con i Ministeri, le Autorità competenti ed i Sindacati. Ma all'epoca gli elementi comuni del mondo politico, imprenditoriale e sindacale erano molto legati ai modelli produttivi storici. Ne accettavano il dettato faticando a raccogliere le sfide economiche e sociali che già si annunciavano.
Tale orientamento in realtà era un disorientamento. Ma il mondo e la sua storia non accettano le minimizzazioni. Adottano un sistema classico.
O cogli le occasioni o le perdi.
[1] In quell'anno a Genova Carlo Castellano dava vita ad Esaote come Divisione Ansaldo Elettronica Biomedicale S.p.A.
[2] Ancora adesso ILVA occupa con diritto di superficie un'area di 1.095.000 mq ai quali vanno aggiunti 76.000 mq di banchine e 44.000 mq di proprietà a fronte di 1500 occupati. Ciò in una città avara di spazi.
[3] La “vocazione” era quella affermatasi compiutamente nel secondo Ottocento dove il ponente genovese aveva finito con l'assumere un ruolo industriale perfettamente integrato nel “Triangolo” con Milano e Torino.
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- Scritto da Pierluigi Patri
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È una contrapposizione costante ed entrambe le parti hanno, o sostengono di avere, argomentazioni comprensibili anche se talvolta non condivisibili.
Alle pagine 14 e 15 de “Il Secolo XIX” del 6 dicembre u.s. due articoli riferivano di atteggiamenti contrapposti seppure a proposito di situazioni diverse.
Nel primo viene riferito di un accordo tra CGIL-FIOM e CGT (francese) per contrastare i piani industriali di Arcelor-Mittal e mantenere gli attuali posti di lavoro; il secondo tratta del progetto di PSA (Port of Singapore Autority) finalizzato alla realizzazione di innovazioni tecnologiche da applicare nella gestione logista delle merci in transito capaci di rivoluzionare il sistema aumentandone produzione e sicurezza ( quindi più ricchezza complessiva ).
Come precisato sono realtà diverse che distano più di 10.000 Km ma a Genova trovano una strettissima correlazione sia fisica (ILVA a Cornigliano , PSA al Porto di Pra-Voltri) che evolutiva per lo sviluppo del nostro Territorio.
Abbiamo già trattato della innaturale localizzazione dello SCI-Stabilimento a Ciclo Integrale ( la cui sintetica storia potete leggere qui ) poiché ogni territorio può ospitare senza danni ciò che gli è orograficamente consono ed in relazione alla ricchezza indotta e distribuita. Pochi addetti in una vasta area costituiscono uno spreco di risorse.
Che gli operai impiegati in quel che rimane del vecchio SCI si mobilitino per conservare il loro posto di lavoro è comprensibile ma sarebbe certamente più lungimirante -cioè progressista- se chiedessero di realizzare corsi di riqualificazione che li renda idonei a lavorare in attività più ricche per la Città e per loro.
L’Autorità del Porto di Singapore si trova a pochi chilometri dall’area del vecchio SCI ed è solo un esempio delle possibilità, ma non l’unica.
Le intraprese che realizzano il fondamentale rapporto superficie occupata/ricchezza prodotta sono perfette per essere ospitate nella nostra Terra; pertanto attività che accorpano ricerca, alta tecnologia, addetti ad alta qualificazione professionale sono irrinunciabili per produrre e diffondere benessere economico ed intellettuale.
Le attività finanziarie ed il turismo di qualità completano il “bouquet” per rendere la nostra Terra ancora più bella … e ce n’è bisogno !
Nell’articolo di Simone Gallotti l’autore si riferisce a quella Città-Stato scrivendo che “Singapore è la Svizzera d’Oriente”; da tempo sosteniamo l’idea che la Città-Stato di Genova (ed i Territori che vorranno confederarsi) non avrà difficoltà a diventare una Svizzera sul Mare con le conseguenti ricadute di ricchezza e benessere per tutti i Genovesi -di nascita o adozione- che hanno voglia di intraprendere e lavorare, cioè di DARSI DA FARE.
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- Scritto da Pierluigi Patri
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Un servizio di un’emittente Genovese relativo alle vicende dell’ ILVA tuttora in corso riporta la notizia che ArcelorMIttal ha confermato un piano di investimenti da 5,3 miliardi in 7 anni; di questi solo 60 milioni sarebbero destinati a Genova, tra cui 15 per la linea della banda stagnata. I sindacati ritengono che un intervento del genere ne richiederebbe 150 per funzionare a pieno regime. "Di fatto è un addio" ha detto Manganaro, segretario della Fiom genovese.
Non so dire se quanto temuto dal sindacalista possa essere il preludio allo smantellamento di quello stabilimento che costituisce -come già evidenziato- un mastodontico corpo estraneo rispetto alle caratteristiche orografiche e di intrapresa del nostro territorio.
Qualora l’area dell’acciaieria venisse finalmente liberata sarà l’occasione propizia per ralizzare la Zona Franca, cioè una propsta del Professor Uckmar di cui si era discusso negli anni '90 del secolo scorso.
Allora non se ne era fatto nulla per "disinteressi" probabilmente convergenti.
Nell'articolo della "Gazzetta del Lunedì" del 9 agosto 1999 il Professore dichiarava che "Le carte sono fatte, c'è il via libera del ministero delle Finanze, manca solo l'interesse degli imprenditori.".
L'accordo di programma per la chiusura dell'altoforno dell'acciaieria doveva ancora essere sottoscritto dalle parti ed il timore di perdere una platea di consensi elettorali potrebbe aver indotto a rinunciare a passi più coraggiosi peraltro percorribili pianificando una riqualificazione dei dipendenti dell' ILVA.
L'espansione dell'economia cinese ha travalicato l'Asia interessando altri continenti e sta rivolgendosi anche all'Europa col progetto della nuova "Via della Seta" definita "One Belt, One Road" oppure "Belt & Road" altrimenti "BRI" (Belt Road Initiative).
Come scritto nella rubrica "ORSI & TORI" di Milano Finanza dell' 11 u.s. l'attenzione dei Cinesi ha puntato i porti di Trieste e Venezia che, guardate il caso, godono e progettano di godere di una zona franca.
L'importanza del progetto "One Belt, One Road" è stato colto anche a Genova e nel corso dell’assemblea annuale l'Associazione Ligure Commercio Estero ha rilanciato la proposta di una Zona Franca nel Porto di Genova a cui auspicabilmente affiancare una Zona Economica Speciale (ZES).
Per capire l'importanza di una ZES e quanto interesse suscitano queste zone è sufficiente digitare in un motore di ricerca : Zona economica speciale.
Per quanto sopra riteniamo auspicabile che il timore del sindacalista si concretizzi e che la siderurgia se ne vada lontana da Genova; la Città ha già pagato un prezzo troppo alto per sopportare quel tipo di attività.
L'area attualmente occupata dall'acciaieria ha un'estensione notevole, è dotata di banchine per l'attracco delle navi ed è confinante con l'areoporto Cristoforo Colombo; tutte caratteristiche che la rendono sede ideale per Zona Franca e ZES assicurando un facile e diretto accesso ai trasporti.
Questa evoluzione non comporterebbe rischi per gli attuali dipendenti ILVA che potranno mantenere il lavoro riqualificandosi secondo le esigenze delle nuove attività che si svilupperanno nell'aree, completamente e definitivamente, ex-ILVA.
È una sfida per lo sviluppo economico della nostra Terra che questa volta i Genovesi devono cogliere, affrontare e portare a termine con successo.
Sono troppi anni che aspettiamo questo progresso. non lasciamoci sfuggire l'occasione perchè da altre parti non ci aspettano e corriamo il rischio di perdere importanti traffici col conseguente indotto di soldi, attività economiche e culturali collaterali.