E se ci fosse la Royal Navy ?

In queste ore stiamo assistendo alla sfida tra una organizzazione non governativa che trasporta africani ed il Governo italiano.
La prima vuole sbarcarli nella penisola italiana, il secondo vuole impedirlo.
Ognuno fa il proprio mestiere   ....  però?
Però chi dei due lo fa meglio?

Le competenti autorità italiane avevano notificato alla Comandante dell'imbarcazione di quella o.n.g. il divieto ad entrare nelle italiche acque ma, dopo qualche giorno di attesa, la Comandante ha deciso di trasgredire il divieto e, adducendo alcune motivazioni, ha superato il confine marittimo.
Prontamente sono stati inviati alcuni natanti della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera per fronteggiare l'iniziativa. La Comandante ha ignorato l'intimazione di fermare le macchine arrivando a "gettare le ancore" a qualche centinaio di metri dal porto di Lampedusa.
Un successivo tentativo di riprendere la navigazione non ha avuto seguito probabilmente per il "buon cuore" della Comandante poichè non risulta che le autorità italiane abbiano adottato altri mezzi al di fuori di una sola, categorica ed impegnativa per tutti, parola d'ordine:  dissuasione verbale !

E se la Comandante avesse nuovamente deciso di ignorare lo stop cosa sarebbe successo ?

Ricordate la vicenda in cui  il Comandante Laudadio  si è trovato coinvolto il 28 marzo 1997 ?
E conoscete la  "decorazione"  che alla fine della vicenda giudiziaria gli è stata affibbiata dalla Cassazione ?
Che considerazioni possiamo immaginare girino nella testa di un militare conoscendo cosa insegna la storia di cui sopra ?

Coinvolto emotivamente dall'appassionante  duello o.n.g.-Governo mi sono chiesto come sarebbe andata la faccenda se il problema avesse coinvolto la Royal Navy. Non ho prestato servizio in quell'Arma ma ho la vaga sensazione che l'evoluzione sarebbe stata diversa.
Non so se il paragone sia eccessivo ma ho pensato a come gli Inglesi hanno affrontato verso gli Argentini la vicenda della Falkland/Malvinas che distano oltre 10.000 Km dall'isola britannica.

Non c'è molto da dire.
Se in Danimarca ci sono i Danesi, in Inghilterra ci sono gli Inglesi ed emtrambi i popoli sono leggermente diversi dagli italiani.

Viva Megollo Lercari !

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Commenti recenti

  • Mi pare che il proprio mestiere l'abbia perfettamente eseguito l'ong. Il paragone con i calci di rigore penso chiarisca la mia interpretazione. Chi tira il calcio ha il compito di far finire la palla in rete, il portiere ha il compito di impedirlo; a Lampedusa la palla è finita in rete col portiere ...
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  • Ospite (antonio)

    Chi farà meglio il proprio mestiere fra ONG e Governo? Bella domanda. Io non ho risposta. Lei forse sì.
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Diga di Begato. Epitaffio per il Mattone culturale

Diga di Begato, addio. Per sempre.

Questo, se la realtà seguirà effettivamente gli annunci, sembra essere l’epitaffio di un quartiere residenziale, che di residenziale non ha mai avuto niente, simbolo di una contorta politica abitativa promossa dalla sinistra genovese enfaticamente passata alla storia come la stagione de: “il mattone culturale”.
Una amplificazione lessicale specifica di un gruppo dirigente che a metà degli anni ’70 aveva scoperto il volano dell’edilizia per costruire una Genova ideologicamente diversa, modificando coerenze e forzando situazioni. A cominciare dalla nozione e dal significato di luogo vivibile.

Un luogo vivibile è un ambiente edificato che tiene insieme, coerentemente, necessità costruttive, spazi e momenti di relazione, mobilità, servizi e panorami.
Le città antiche con i loro centri storici sono esattamente questo: un luogo dove le persone possono vivere, parlare, spostarsi, rifornirsi in un ambiente socialmente e fisicamente coerente dove pure il clima e la luce sono soggetti integrati con la vita vissuta. Questo è un quartiere residenziale. Così erano i vecchi quartieri così avrebbero dovuto essere i nuovi. Invece l’interpretazione celebrativa e dogmatica della sinistra genovese, per la verità non solo genovese ma italiana [1], ha portato a insediamenti residenziali calati nel nulla.
Diga di Begato 02Nullità estetica, nullità sociale, nullità culturale, nullità identitaria.
Le persone lì confinate come i non luoghi che li ospitano semplicemente non esistono.
Non possono esistere in quanto non c’è niente che li leghi con la vita reale. Non ci sono l’insieme delle relazioni che fanno di singole persone una comunità cittadina, non ci sono i contenuti che fanno di un territorio la base di un’identità.
Per avere un’identità bisogna esistere, perché un quartiere esista ci vuole una strada che vi conduca e soprattutto che sbocchi su una realtà concreta.
Ma le strade che portano alla Diga di Begato come ai grandi insediamenti di Voltri, Pegli, Molassana, sono strade che non portano da nessuna parte.
Alla loro fine non c’è una realtà concreta, c’è un parcheggio. Uno spazio morto.
Per uomini e donne morti e sepolti nella loro invisibilità.

Adesso in questo mondo oscuro di luoghi non luoghi sembra arrivare la luce di un processo di recupero. Che dopo la stagione sinistra della centralità del centro e della perifericità delle periferie venga quella della centralità delle persone?

[1] Modena nei quartieri popolari costruiti nell’ultimo quarto del ‘900 mostra l’intero campionario di questo gusto per l’abbandono delle vecchie tradizioni. Isolati e quartieri posti nel nulla, serviti da strade che sboccano su uno squallido parcheggio di un complesso residenziale più banale ancora. Questo fa della Modena moderna sicuramente la città più brutta d’Italia.

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È Natale. Siamo tutti più buoni.

È Natale e circolano tante belle storie che raccontano di buone azioni.
Siamo circondati da inviti a fare qualcosa di buono, a tralasciare il nostro interesse personale, a fare qualcosa per l'amore di qualcun altro.
Qualche volta questo accade. Più spesso si fa qualcosa di buono per non sentirsi in colpa. Per non sentirsi dire che si è egoisti.

Pensate che aiuterò qualcuno?

No!

Perchè a Natale, come dice la pubblicità : "La gente vuole solo i regali".

C'è del vero. La gente, sotto ogni epoca, vuole solo che arrivi qualcuno a sistemargli le cose.
Dunque vi racconto un paio di storie divertenti e provocatorie che hanno a che fare con una particolare angolatura dello Spirito Ligure. Quella legata al mito eccezionalmente fascinoso del cattivo che più cattivo non si può. 

Godetevi quindi il massimo chic della Marchesa Dellaruota  che imprestava l'elemosina. Tre anni per restituirla altrimenti nessuna nuova donazione.

- Ma come, mi presti l'elemosina? Allora che elemosina è? È un prestito.
- No, non è un prestito. È un invito alla responsabilità . Se non riuscirete sarete danneggiati, se riuscirete sarete aiutati. Sarà  responsabilità  vostra.

La Grameen Bank prima della Grameen Bank.
Datevi dattorno. Prima di tutto perchè è vostro dovere. 

È una situazione che non vi piace? Troppi coinvolgimenti personali?
Allora vi lascio soli con Barnaba Centurione. L'uomo partito da Genova con un carico d'olio verso Costantinopoli assediata dai Turchi. Nelle intenzioni da vendersi agli assediati per rinforzare le difese riversandolo bollente sugli aggressori. Invece una volta giunto là lo ha venduto proprio ai Turchi che lo pagavano di più.

- Barnaba, cosa hai fatto! L'olio era il nostro!
- No. l'olio era il mio. Ho fatto il mio interesse come voi volevate facessi il vostro. Di cosa vi lamentate? Potevate approfittarne e non l'avete fatto.

Vi sentire egoisti pronunciando questa frase? Forse lo siete, forse no. Di sicuro siete individualisti nel senso però della consapevolezza delle facoltà private dell'individuo. Dato che ognuno rappresenta sè stesso e può mantenere il rispetto degli altri solo dicendo loro la verità.
Eccola l'essenza dell'Animo Ligure. L'esca del nostro orgoglio. I nostri attraenti cattivi.
Ridateci i nostri cattivi! Un po' santi, po' pirati, un po' re. Eccoli qui. Non c'è niente di cui rimanere delusi. Perciò rimettetevi in contatto con il Mito.
Almeno a Natale.

Perchè, sapete com'è : È Natale, siamo tutti più buoni.

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Perchè manca l'evolvente !

Per questo non funziona !

Pare poco contestabile la diffusa valutazione sul funzionamento e l’efficienza dell’apparato della Repubblica italiana.
È costante esperienza -per il cittadino che intenda rispettare le regole- trovare intoppi, difficoltà interpretative, ostacoli burocratici nelle incombenze della vita quotidiana.
L’introduzione della fattura elettronica è, per quanto ho avuto modo di constatare, l’ultima emozionante avventura in cui anche i commercialisti incontrano difficoltà nell’interpretare la legge che ne regola alcuni passaggi.
Ciò non deve stupire perché già l’emblema di tale repubblica mostra l’impossibilità di un corretto e fluido funzionamento.

Tutto sta nell’evolvente.

ruota dentata 01evolvente

Due (o più) ruote dentate accoppiate tra loro possono trasmettere agevolmente il moto solo se progettate in modo corretto ed il punto cruciale sta nella forma dei

ruota dentata 02

 

 

 

 

 

denti che deve avere precise caratteristiche date dall’evolvente per cui il contatto tra denti successivi avviene con la massima regolarità e, idealmente, senza urti.

Orbene, constatato il simbolo ufficiale della Repubblica italianaruota dentata 03 e la precisazione sul significato dato alla ruota dentata,ruota dentata 05 descrizioneruota dentata 04 bis si può notare che il profilo dei denti dell'italica ruota è sbagliato perchè "quadrato": quindi l'ingranaggio non può funzionare !

Semplice, chiaro, ineluttabile. Non vi pare?!

N. B. L’attenta osservazione non è mia; me l’ha riferita un ingegnere civile a cui l’aveva illustrata un suo insegnante.

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Rumenta. Cosa farne?

Prima consumiamo, poi ci rimane la rumenta tra i piedi. Cosa ne facciamo?

Che si tratti di piccole o grandi comunità lo smaltimento è un problema che ha trovato diverse soluzioni : raccolta differenziata per ridurre la massa di rifiuti non riciclabili, l’incenerimento tout court, il sotterramento, l’incendio (doloso).
Sull’ultimo non c’è un granché da dire.
La raccolta differenziata è il sistema migliore perché consente il recupero e riutilizzo dei materiali raccolti ma è fortemente condizionata dal senso civico della comunità e, comunque, resta sempre una quota -magari minima- di rifiuti che devono essere smaltiti.

Allora che ne resti poca (raccolta differenziata perfettamente condivisa) o che resti quasi tutta (raccolta differenziata scarsamente condivisa) la rumenta deve essere tolta d’in giro.
E qui, per quanto ne so, ci sono solo due alternative: l’inceneritore (altrimenti detto termovalorizzatore) oppure il sotterramento come realizzato nella megadiscarica di Scarpino.

Poiché il 61,9% del campione protagonista del recente sondaggio realizzato sull’argomento da “Il Raccolta differenziata incenerirore 05Secolo XIX” ritiene che la raccolta differenziata sia effettuata da una coorte di persone comprese tra il 31% ed il 50% della popolazione non stupisce che per evitare un’altra Scarpino “Oltre il 50% [dei Liguri] si dichiara favorevole alla realizzazione di un termovalorizzatore.” per distruggere la notevole quantità di rifiuti indifferenziati.
E considerati i "pregiudizi" che l’italico modo di fare le cose suscita nella gente stupisce ancora meno che il 51,6% dei favorevoli al termovalorizzatore lo sia “Ma so- l
Raccolta differenziata incenerirore 04o se lontano da casa mia” .
Non si sa mai … potrebbe anche capitare che non sempre vengano raggiunte le altissi
me temperature necessarie per un’efficace combustione e quindi si finisca per ritrovare nell’aria sostanze tossiche come la diossina; quindi inceneritore sì, ma è meglio che sia vicino agli altri.

Non so se i risultati del sondaggio potranno orientare verso la scelta di un inceneritore. Nel caso la soluzione fosse quella voglio ricordare che l’Associazione Repubblica di Genova si era già mobilitata quando la giunta del sindaco Sansa aveva ipotizzato la costruzione di un inceneritore nei pressi della Lanterna : posizione perfetta per offrire ai Genovesi l’occasione di un “salubre” areosol.

Per evitare quello scempio avevamo proposto di sistemare l'inceneritore in una caverna scavata dentro una delle colline retrostanti la Città con la possibilità di localizzare la dispersione delle emissioni in una zona alta (cioè vicino alla sommità della collina) e lontana dall’abitato.

Siamo pronti a farci risentire in caso di necessità.

I  lettori che non sapessero dove si trova la discarica di Scarpino potranno rintracciarla nel cerchio giallo cliccando qui.

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